Museo Galileo: 1930-2010 : Il Museo di Storia della Scienza dal 1945 al 1961

Il Museo di Storia della Scienza dal 1945 al 1961

Gli anni che seguirono il dopoguerra furono per il Museo molto intensi e ricchi di avvenimenti che ne segnarono il rilancio. Alcuni strumenti, ancora conservati per mancanza di spazio presso l’antica sede della Specola, trovarono la via del Museo. Durante i primi anni ’50 le collezioni si arricchirono di donazioni private e di nuovi depositi. Tra le prime spiccano la collezione Mascagni (donata da Federico Allodi) e due microscopi di tipo Galileiano (donati dal prof. Nello Beccari); tra le seconde la collezione mineralogica di Giovanni Targioni Tozzetti (oggi tornata al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze) e la ricca raccolta di vasi e strumenti chirurgici provenienti dall’Ospedale di Santa Maria Nuova. Nel 1948 veniva data in deposito la bellissima biblioteca Mediceo-Lorenese che Garbasso aveva portato presso l’Istituto di Fisica e che originariamente costituiva un fondo inscindibile dalla collezione degli strumenti.

L’espandersi delle collezioni e l’allestimento di percorsi didattici quali la ricostruzione della tipografia del Cennini, depositata al museo dall’Istituto Nazionale del Libro nel 1933, resero necessario un ripensamento del complesso espositivo e, contemporaneamente, la preparazione di un catalogo scientifico delle collezioni.

Nel 1952, incoraggiati dal Corsini, Pietro Pagnini, esperto conoscitore degli strumenti scientifici, e Maria Luisa Bonelli, divenuta curatrice delle collezioni, pubblicarono il catalogo dei materiali presenti all’esposizione del 1929. A questo volume seguì nel 1954 la pubblicazione del primo catalogo del Museo, che ne seguiva la riorganizzazione: al piano terra erano stati disposti i modelli del volo di Leonardo Da Vinci, le collezioni di chimica, di medicina e di una parte dell’elettricità. Al primo piano nove sale illustravano l’ottica, gli strumenti matematici, l’elettricità, l’astronomia e la cosmografia, Galileo e l’Accademia del Cimento, i telescopi e la meccanica (divisa in tre sale). La biblioteca, che nel frattempo si era anch’essa arricchita di doni e depositi, occupava una sala del primo piano.

Alle fine degli anni ’50 il Museo acquisiva l’usufrutto della magnifica loggia di Palazzo Castellani, ove oltre a trovar posto la collezione mineralogica, venivano ospitati i congressi e le mostre temporanee.

Durante lo stesso periodo, grazie a un cospicuo finanziamento del CNR assicurato dall’interessamento dell’illustre geografo Roberto Almagià, fu possibile restaurare pezzi di particolare pregio come i globi di Vincenzo Coronelli e la sfera di Antonio Santucci.