Esposizioni

 

L’idea di organizzare esposizioni di prodotti manifatturieri e agricoli su scala nazionale nacque in Italia in occasione dei primi congressi degli scienziati, che si tennero nei vari centri della Penisola (tra cui Pisa e Firenze) nel periodo compreso tra il 1839 e il 1847. La serie di riunioni venne però bruscamente interrotta in coincidenza del bienni rivoluzionario del 1848-1849 e della conseguente restaurazione. L’idea delle Esposizioni Nazionali troverà realizzazione soltanto nel 1861, anno della grande Esposizione di Firenze. Pur nel pesante clima politico-culturale prodotto dall’occupazione militare austriaca, l’Accademia dei Georgofili, che nel 1838 aveva allestito la prima Esposizione di arti e manifatture toscane, seppe cogliere l’occasione offerta dall’annuncio dell’imminente Great Exhibition londinese per organizzare una propria partecipazione all’evento. Nel 1851 partirono dunque alla volta di Londra Filippo Corridi e Angelo Vegni insieme a una delegazione di dodici operai e a una squadra di esperti composta da Giuseppe Micheli, Emilio Bechi e Giuseppe Stanislao Buyet. Le loro osservazioni e i loro resoconti furono largamente dibattuti nelle sedi assembleari e trovarono ampio spazio negli Atti pubblicati dall’Accademia, mentre i numerosi prodotti toscani esposti ed altri acquisiti alle Esposizioni si trovano tutt’oggi nelle collezioni del Museo di Storia Naturale e della Fondazione Scienza e Tecnica.

La partecipazione toscana alle Esposizioni di Arti e Industrie si rinnovò in occasione della grande manifestazione parigina del 1855, che venne preceduta di un anno dall’Esposizione Industriale di Genova – voluta per celebrare l’apertura della linea ferroviaria tra Torino e il capoluogo ligure – e da una simile iniziativa promossa a Firenze da Leopoldo II. I Georgofili inviarono in terra francese una propria rappresentanza, composta dal presidente Cosimo Ridolfi, da Raffaello Lambruschini e dal direttore dell’Istituto Tecnico Toscano Filippo Corridi, già organizzatore delle Esposizioni di Genova e Firenze. Numerosi furono i riconoscimenti ottenuti in quella circostanza da toscani come Bettino Ricasoli, Raffaello Turchini e Carlo Siemoni, ai quali si aggiunsero alcuni fra i membri della rappresentanza inviata (Lambruschini e Ridolfi), nonché la stessa Accademia.

Dopo l’Unità la partecipazione italiana – e toscana in particolare – alle Esposizioni Internazionali organizzate all’estero fu discontinua, spesso per problemi politici legati sia al processo di consolidamento statuale, sia al completamento dell’unificazione, come nel caso della guerra del 1866 per l’annessione del Veneto. Ciononostante, all’Esposizione Internazionale di Londra del 1862 poterono partecipare, in qualità di «Commissari Speciali» nominati dal «Regio Comitato» di Torino, personalità come Adolfo Targioni Tozzetti per la sezione relativa alle «Sostanze alimentari»; Pietro Torrigiani per quella inerente l’agricoltura; Antonio Salvagnoli Marchetti per le «Sostanze animali usate nelle manifatture» e ancora Angelo Vegni per la «Metallurgia e manifatture del ferro». Diversamente, l’Esposizione parigina del 1867 conobbe una modesta presenza dell’Italia, uscita dalla Terza Guerra d’Indipendenza con un significativo aggravio del debito pubblico e una disastrosa situazione finanziaria. Di conseguenza, anche la Toscana vide la sua partecipazione ridotta alla sola testimonianza dell’Accademia dei Georgofili, la quale tuttavia ricevette apprezzamenti e fu ritenuta, grazie soprattutto a Raffaello Lambruschini, degna di premio quale «tutrice continua e promotrice della Mezzeria Agraria».

Nelle successive Esposizioni Internazionali il ruolo della Toscana e dell’Italia divenne ancora più marginale, anche in considerazione dell’accresciuta importanza che l’industria veniva assumendo in Europa a scapito dell’agricoltura. Nell’Esposizione viennese del 1873, dedicata all’Educazione, Istruzione e Cultura, il ministero italiano competente conseguì tuttavia il diploma d’onore, mentre i Georgofili, sollecitati dallo stesso dicastero, inviarono l’intera pubblicazione dei propri Atti ad eccezione degli otto volumi componenti la prima serie che, pubblicati tra il 1791 e il 1817, erano già divenuti una rarità bibliografica.

Nel maggio del 1874 si svolse a Firenze, nei locali del nuovo mercato in San Lorenzo inaugurati per l’occasione, la prima Esposizione Internazionale di Orticoltura, in concomitanza con il Congresso Internazionale di Botanica. All’organizzazione dell’evento contribuì in maniera decisiva la Società Toscana di Orticoltura, il cui presidente, Filippo Parlatore, chiese e ottenne dall’Accademia dei Georgofili un contributo da destinare al conferimento dei premi. Nel 1876 ebbe luogo a Philadelphia la International Exhibition of Arts, Manufactures, and Products of the Soil and Mine, il cui tema principale, a dispetto del titolo, fu la celebrazione del centenario della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. La manifestazione rappresentò storicamente la prima Expo mai svoltasi in territorio statunitense e costituì una tappa decisiva nel processo di apertura del mercato americano alle merci europee e viceversa. Nell’occasione furono premiati i lavori di Paolo Mantegazza del Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze e gli olii di oliva presentati dal Comizio Agrario Fiorentino. Due anni dopo, nel 1878, l’Expo ritorna a Parigi, occupando una superficie di ben 66 acri nella zona di Champ-de-Mars. La crisi economica, intervenuta anche in seguito all’apertura dei mercati d’oltreoceano e al conseguente crollo dei prezzi agricoli, consentì all’Italia soltanto una limitata partecipazione all’evento. Nondimeno, l’entomologo Piero Bargagli approfittò della circostanza per recarsi oltralpe e prendere visione dei rimedi più recenti contro la Fillossera esposti nella Sezione Agricoltura dell’Exhibition. Tornato in patria, l’entomologo senese raccoglierà le proprie osservazioni in un opuscolo intitolato Rimedi contro la Phylloxera vastatrix all’Esposizione universale di Parigi nel 1878, che verrà pubblicato l’anno successivo sulle pagine del giornale «L’Agricoltura Italiana».

L’ultima grande Esposizione prima di quella parigina del 1900 si tenne a Chicago nel 1893 in occasione del quarto centenario della scoperta dell’America. L’orticoltura e la frutticoltura furono protagoniste dell’Esposizione italiana anche se il governo nazionale non aderì ufficialmente alla manifestazione.

Il XIX secolo si chiude con la grande Esposizione Internazionale di Parigi (1900), alla quale parteciparono anche l’Accademia dei Georgofili e la R. Scuola di Pomologia delle Cascine, che furono premiate con medaglie. Furono inoltre presenti all’evento il Comitato Industriale della Provincia di Firenze e la Società degli Agricoltori Italiani, costituitasi a Roma appena cinque anni prima.

Dopo quella di S. Louis del 1904, l’ultima Esposizione Universale prima della Grande Guerra si tenne a Bruxelles nel 1910, con una limitata partecipazione delle istituzioni scientifiche fiorentine, fatta eccezione per la R. Scuola di Pomologia delle Cascine, che conseguì un prestigioso riconoscimento.

Il nostro percorso si conclude con l’Esposizione celebrativa del cinquantenario dell’Unità d’Italia che si tenne nel 1911 nelle tre città Capitali del Regno: Torino, Firenze e Roma. L’esposizione vide la presenza diffusa dell’industria e della meccanica, indice di quel progresso tecnologico che avrebbe caratterizzato il XX secolo.

 

 

Qui di seguito l’elenco delle Esposizioni Internazionali organizzate in Europa e nel mondo dal 1851 al 1911:

Expo 1851 Industria di tutte le Nazioni Londra
Expo 1855 Agricoltura, industria e arti Parigi
Expo 1862 Industria e arti Londra
Expo 1867 Agricoltura, industria e arti Parigi
Expo 1873 Istruzione, cultura ed educazione Vienna
Expo 1876 Celebrazione del centenario dell'indipendenza americana
e della dichiarazione del 4 luglio 1776
Philadelphia
Expo 1878 Agricoltura, arte e industria Parigi
Expo 1880 Arti, manufatti, prodotti industriali e agricoli di ogni Nazione Melbourne
Expo 1889 Celebrazione del centenario della Rivoluzione Francese Parigi
Expo 1893 Quarto centenario della scoperta dell'America Chicago
Expo 1900 Valutazione di un secolo Parigi
Expo 1906 Trasporti Milano
Expo 1910 Esposizione universale e industriale Bruxelles
Expo 1911 Industria e Lavoro Torino

 

Parte di queste informazioni sono tratte L. Bigliazzi- L. Bigliazzi, I Georgofili per le Esposizioni nazionali e internazionali, 2010

 

 

Diploma della medaglia di merito dell'Esposizione del 1861 rilasciata al Museo di Storia Naturale di Firenze per le sue collezioni naturalistiche (Arch. Museo di Storia Naturale - Università degli Studi di Firenze).
   
Frontespizio del Rapporto della Pubblica Esposizione dei Prodotti di Arti e Manifatture toscane, 1839
   
Ritratto di Leopoldo II di Lorena, Granduca di Toscana e promotore delle prime esposizione toscane
   
Medaglia in lega patinata bronzo concessa ad Angelo Vegni per l’Esposizione Italiana del 1861 in Firenze; diametro 5,4 cm, peso 55 gr; recto. In un’ampia cornice sono contenuti gli stemmi e i simboli delle città italiane più importanti e, a destra e sinistra, gli stemmi Savoia. Al centro il busto di Vittorio Emanuele II e la scritta “l’Italia degl’Italiani”.
   
Medaglia in lega patinata bronzo concessa ad Angelo Vegni per l’Esposizione Italiana del 1861 in Firenze; diametro 5,4 cm, peso 55 gr; verso. Lungo il bordo compare la scritta “Prima Esposizione Italiana Firenze - MDCCCLXI”, al centro la figura allegorica dell’Italia turrita in piedi, di fronte, che regge spada e scudo Savoia.

 

Le esposizioni Nazionali

 

Con il trattato del 1928, il Bureau International des Expositions, costituitosi nello stesso anno a Parigi, adottava una classificazione delle Esposizioni per molti versi applicabile retrospettivamente anche alle manifestazioni che costituiscono l’oggetto di questa mostra. In particolare il BIE distingueva tra Esposizioni Universali, Internazionali (o specializzate) e Orticole. Le prime avevano una durata maggiore (normalmente un semestre), trattavano di temi generali di interesse per l’intera umanità e dovevano essere organizzate a distanza di cinque anni l’una dall’altra, mentre le altre si tenevano tra due Esposizioni Universali, duravano tre mesi e trattavano di temi più specifici. Accanto a questa tipologia di eventi, si tennero anche rassegne di carattere nazionale, volte a celebrare particolari esiti politici e istituzionali dello Stato organizzatore. È il caso di ricordare, a tal proposito, l’Esposizione Nazionale svoltasi a Firenze nel 1861, che doveva presentare all’Europa e all’Italia stessa i risultati raggiunti in ambito politico, culturale ed economico dal nuovo Stato. Anche in un questo diverso panorama, la partecipazione dell’Accademia dei Georgofili e delle istituzioni scientifiche toscane fu rilevante, sia per il loro ruolo di primissimo piano, sia grazie alla prossimità delle sedi espositive (i padiglioni furono ospitati alla Stazione Leopolda e nel parco delle Cascine). Cosimo Ridolfi, Vincenzo Amici, Paolo Feroni, Carlo Schmitz, Filippo Parlatore, Ugolino della Gherardesca, Francesco Carega, autorevoli rappresentanti delle principali istituzioni scientifiche fiorentine, furono i membri della commissione reale appositamente creata, mentre altri scienziati toscani – come Adolfo Targioni Tozzetti e Igino Cocchi – svolsero ruoli di responsabilità o di giurati. Alla manifestazione fiorentina parteciparono anche artisti insigni come Bartolini e Duprè, nonché esponenti della nuova corrente pittorica toscana dei Macchiaioli, da Telemaco Signorini a Giovanni Fattori, che proprio in quella circostanza trovarono modo di confrontarsi direttamente con pittori “accademici” come Stefano Ussi e Luigi Mussini.

Fra le successive esposizioni nazionali segnaliamo quella di Milano del 1881, quella italo-americana di Genova del 1892, organizzata in occasione del quarto centenario della scoperta di Cristoforo Colombo, nonché la grande Esposizione Generale Italiana di Torino del 1898 e quella del 1906, sempre a Milano, che furono propedeutiche alla realizzazione della mostra torinese del 1911, celebrativa dei cinquanta anni di Unità nazionale.

Il ruolo di queste esposizioni, che esibivano articoli provenienti da tutti i settori del comparto produttivo italiano, fu fondamentale per la crescita dell’agricoltura e, più in generale, dell’economia nazionale. La diffusione delle scoperte scientifiche permise infatti lo sviluppo della meccanica agraria (dalle locomobili agli attrezzi), mentre l’esibizione e la premiazione di merci e alimenti – dai panforti all’olio di oliva – fornì l’opportunità per un forte sviluppo merceologico.