Luoghi

 

Il Palazzo della Crocetta

 

Sulle tracce di un “casino” fatto costruire da Lorenzo il Magnifico, il Palazzo della Crocetta, tra Via della Colonna, Via Laura e Via della Pergola, fu costruito nel 1620 su progetto di Giulio Parigi come residenza privata destinata alla sorella di Cosimo III, Maria Maddalena. Contraddistinto da un nome derivato dal vicino Monastero della Crocetta, il palazzo passa di mano a vari esponenti dell'alta aristocrazia ed è particolarmente amato sia dal granduca Pietro Leopoldo, che lo amplia dotandolo di un intero secondo piano, sia dal granduca Leopoldo II, che nel 1850 lo mette a disposizione per accogliere la Pubblica Esposizione dei Prodotti Naturali e Industriali.

L'Esposizione, realizzata anzitempo rispetto alla cadenza quinquennale che l'avrebbe prevista due anni dopo, ha come prospettiva la selezione di prodotti delle industrie e delle manifatture toscane da inviare alla grande Esposizione Universale di Londra del 1851. «Che le Industrie nostre apparissero sotto gli occhi di ciascuno nel luogo medesimo che l'Avo suo Magnanimo, grande iniziatore della prosperità economica della Toscana, evve già scelto come a sua prediletta dimora»: così Filippo Corridi, incaricato dell'organizzazione dell'evento in qualità di direttore dell'Istituto Tecnico di Firenze, descrive lo spirito che anima Leopoldo II nell’offrire questa prestigiosa sede. Il 15 novembre 1850 la famiglia reale inaugura le 27 sale dedicate all'Esposizione, in cui vengono radunate quelle che sempre Corridi definisce «[...] le principali Produzioni naturali, non meno che delle nostre Manifatture più ragguardevoli, e […] le Industrie principali del Paese.»

La grande importanza rivestita dalla manifestazione e l'elevato favore di pubblico spingono il Granduca a ripetere il generoso atto due anni dopo, mettendo a disposizione il palazzo e il suo giardino per «[...] gli orticoltori e gli amatori di giardinaggio dimoranti in Toscana ad un generale convegno […] con l'intento di conoscersi scambievolmente e di confrontarsi.». Con queste parole Carlo Torrigiani chiude, il 26 settembre 1852, la Pubblica Esposizione dei Prodotti di Giardinaggio e di Orticoltura organizzata da un’apposita commissione nominata dall’Accademia dei Georgofili per saggiare l'interesse dei cittadini verso queste pratiche e promuovere la nascita in Toscana di una società di orticoltura. Le numerose testimonianze di essenze vegetali provenienti dai maggiori giardini granducali, privati e pubblici, come pure la massiccia affluenza di visitatori, tra cui molti esponenti di nobili famiglie toscane, contribuiscono al buon esito dell’Esposizione e permettono di conseguire l'obiettivo di fondare, nel marzo 1854, la Società Toscana di Orticoltura, presieduta dal prof. Filippo Parlatore. Il palazzo viene utilizzato successivamente come pinacoteca e come teatro di vicende mondane e politiche, divenendo sede della Regia Corte dei Conti durante il periodo di Firenze Capitale e infine del Museo Archeologico.

 

 

Frontespizio del Rapporto generale della Pubblica Esposizione dei Prodotti Naturali e Industriali della Toscana fatta in Firenze nel Novembre MDCCCL nell'I. e R. Palazzo della Crocetta, 1851.
   
Rapporti e documenti relativi alla Pubblica Esposizione dei Prodotti di Giardinaggio e di Orticoltura avvenuta in Firenze nel settembre 1852 nell'I. e R. Palazzo e Giardino della Crocetta, 1853.
   
Particolare della pianta di Firenze con l’ubicazione del Palazzo della Crocetta. La pianta è contenuta in Nuova Guida ovvero descrizione storico – artistico – critica della città e contorni di Firenze, 1842.

 

La Stazione Leopolda

 

Fortemente voluta da Leopoldo II per collegare il capoluogo fiorentino con il porto marittimo di Livorno, la costruzione della stazione di Porta al Prato, progettata in stile neo-classico dall’architetto Enrico Presenti, si protrasse dal 1841 al 1848. Il 3 febbraio dello stesso anno veniva però inaugurata anche la Stazione Maria Antonia (attuale Santa Maria Novella), progettata sempre da Enrico Presenti e dedicata a Maria Antonia di Borbone-Due Sicilie, moglie del Granduca di Toscana. Collocata in posizione più centrale rispetto allo scalo di Porta al Prato e destinata ad attrarre un numero sempre crescente di passeggeri, la nuova stazione finì in qualche modo col soppiantare la più defilata Leopolda, che chiuse i propri battenti già nel 1860. Dopo una ridda di ipotesi relative al nuovo possibile utilizzo dell’edificio, si decise infine di prestare la Leopolda – anche in virtù della sua vicinanza al «passeggio ameno delle Cascine» – alla prima Esposizione Nazionale di Prodotti Agricoli e Industriali e di Belle Arti, che prese avvio il 15 settembre 1861 al cospetto di Vittorio Emanuele II per concludersi l’8 dicembre dello stesso anno. I lavori necessari al previsto rinnovo e adattamento dei locali vennero affidati a Giuseppe Martelli, direttore delle Regie Fabbriche e autore del progetto, all’ingegnere Petrini e ancora all’architetto Enrico Presenti. Iniziarono il 1° di luglio e furono terminati nell’arco di soli settanta giorni grazie all’opera di oltre 1.300 lavoratori, che «sopperirono alla scarsità del tempo con l’alacrità della fatica». La vecchia stazione ferroviaria «annerita da fumanti locomotive» si trovò così in breve tempo ad essere trasformata in un «palazzo dalle eleganti gallerie», complessivamente esteso su di una superficie pari a circa 112.000 metri quadrati e dotato di ben 77 locali con tanto di posta, telegrafo, cambiamonete, rivendita di giornali, tabaccaio, birreria, trattoria, giardini e laghetto, oltre naturalmente agli spazi espositivi (sale, stalle, staccionate, serre e voliere), agli uffici amministrativi e ai punti di polizia. Fra gli oltre 8.500 espositori intervenuti alla Mostra, ricordiamo i fratelli Leopoldo, Giuseppe e Romualdo Alinari (fondatori nel 1855 della omonima ditta fotografica); la Manifattura delle porcellane di Doccia (attuale Richard Ginori), nata nel 1737 per volontà dell’«Owen della Toscana» (come lo chiamava Collodi), il marchese Carlo Ginori; gli editori Felice Le Monnier e Gaspero Barbèra; nonché la Fonderia del Pignone, sorta nel 1842 per volontà della famiglia Benini; e l’ancor piccola Officina Galileo, nata nel 1860 dagli sforzi congiunti di uno scienziato, un imprenditore e un maestro operaio.

Con i suoi 373.595 visitatori, di cui 157.484 paganti, la mostra celebrativa dell’avvenuta Unità nazionale poté essere considerata un successo, anche se, una volta conclusa, si cominciò nuovamente a discutere – come sottolineato dall’arguto critico teatrale Pietro Coccoluto Ferrigni, in arte Yorick – attorno al destino da riservare al nuovo Palazzo dell’Industria. Alcuni sostenevano che il tutto sarebbe stato ceduto al Ministero della Guerra per ridurre gli spazi a caserma «per l’arme della cavalleria»; altri proponevano di farne «un luogo di passatempo per i fiorentini, un teatro diurno, un caffè grandioso per l’estate, una specie di Prado, di Grande Chaumière». Finalmente, con il trasferimento della capitale a Firenze, la cittadella espositiva venne ristrutturata dall’architetto Marco Treves per essere adibita a sede della Direzione Generale delle Gabelle e della Dogana. Oltre agli uffici, la stazione ospitò anche un’officina per la manutenzione dei treni, che venne potenziata a partire dal 1905 con l’occupazione degli spazi sgomberati dal personale già trasferito a Roma. Dieci anni dopo, durante il primo conflitto mondiale, la Leopolda venne adibita a laboratorio di industria pesante per la produzione di proiettili, mentre in occasione del secondo conflitto mondiale, gli stabilimenti si dedicarono esclusivamente alla riparazione del materiale rotabile. Con l’occupazione nazista iniziò da parte delle maestranze aderenti al movimento della Resistenza l’azione di sabotaggio e imboscamento dei materiali, che durò fino al bombardamento alleato del 2 maggio 1944, che impose la chiusura delle officine.

Nel corso del secondo dopoguerra l’edificio è stato ancora, notevolmente modificato, per essere prima destinato a magazzino di parti di ricambio di veicoli ferroviari e solo recentemente trasformato nell’attuale spazio polivalente della Stazione Leopolda, sede di mostre, manifestazioni culturali ed eventi legati alla promozione della moda a Firenze.

 

 

La Stazione Leopolda di Firenze nel 1861
   
Vittorio Emanuele II, Re d'Italia, inaugura l'Esposizione di Firenze il 15 settembre 1861. Da «L'esposizione italiana del 1861. Giornale con incisioni e con gli atti ufficiali della commissione reale», Firenze, n. 12, 23 novembre 1861.
   
Odoardo Fantacchiotti, Sallustio Bandini, 1847-1853. La statua di Bandini, «apostolo della libertà economica», commissionata da Cosimo Ridolfi e da lui donata all'Accademia dei Georgofili, fu esposta al centro del padiglione principale dell'Esposizione del 1861. (Arch. Accademia dei Georgofili).

 

 

Il mercato di S. Lorenzo per l’esposizione orticola del 1874

 

Nel 1874 la Società Toscana di Orticultura, su iniziativa del suo presidente Filippo Parlatore, organizzò un’Esposizione Internazionale Orticola che si tenne nel Mercato di San Lorenzo. L’imponente struttura di 5.600 metri quadrati, appena finita di costruire su progetto dell’ing. Mengozzi, era stata ideata dal Consiglio Municipale fiorentino con il doppio fine di abbattere le malsane costruzioni del vecchio mercato e di offrire un più comodo ed igienico spazio ai venditori di derrate alimentari.

In occasione dell’Esposizione, l’edificio fu trasformato in un bellissimo tepidario dall’ing. Giacomo Roster e da Attilio Pucci, ispettore dei giardini pubblici fiorentini. La parte centrale del padiglione divenne un giardino d’inverno contenente una serra per le orchidee in fiore e dei bacini d’acqua dolce e salata per ospitare Ninfeacee; il giardino d’inverno ospitava, inoltre, grandi esemplari di palme e felci. Lo spazio intorno al padiglione principale venne messo a disposizione degli espositori di alberi, arbusti e conifere da esterno. Per i macchinari e gli utensili furono riservati i due vasti colonnati che si trovavano ai due lati del Mercato. In altre sale vennero disposti libri di botanica, fotografie e dipinti di piante e giardini; ulteriori stanze vennero riservate alle riunioni della giuria; altre ancora fungevano da salotti per conversazione e da caffè ristorante. Una stanza speciale venne utilizzata come ufficio di dogana, in modo tale che tutti i colli provenienti dall’estero potessero essere controllati dal Comitato esecutivo dell’Esposizione.

La mostra fu inaugurata dal re Vittorio Emanuele II, accompagnato dal Ministro per l’Agricoltura, Industria e Commercio Gaspero Finali, i quali constatarono che l’Esposizione aveva pienamente raggiunto lo scopo che si era prefissata: raccogliere, non solo le collezioni più pregevoli di piante dei giardini di Firenze, ma anche quelle di ogni regione d’Italia e dei più noti orticoltori europei e mondiali. Vi parteciparono, infatti, molti Paesi stranieri (Paesi Bassi, Francia, Grecia, Inghilterra, Russia, Egitto, Messico, Brasile, Australia, ecc.), che contribuirono a rendere Firenze una delle città più conosciute al mondo per gli studi di botanica e per il commercio di prodotti orticoli.

Durante l’Esposizione la commissione giudicante, composta dai più importanti botanici e orticoltori di ogni furono Paese europeo, conferì numerosi premi consistenti in medaglie donate dal Re, dalla principessa Margherita e dal Consiglio Municipale di Firenze. Contemporaneamente all’Esposizione venne organizzato anche un Congresso Internazionale Botanico, al quale parteciparono 270 tra i più illustri botanici dell’epoca, provenienti da ogni parte del mondo. Le adunanze si tennero nelle sale dell’Erbario Centrale del Regio. Museo di Fisica e Storia Naturale.

 

 

Il Mercato di San Lorenzo nel 1874.
   
Il Mercato di San Lorenzo alla vigilia dell'apertura nel 1874. Arch. Società Toscana di Orticoltura

 

L'interno del Mercato di San Lorenzo durante l'Esposizione Internazionale del 1874. Arch. Società Toscana di Orticoltura.
   
Frontespizio del Programma della Esposizione Internazionale di Orticoltura che si tenne dall'11 al 25 maggio nell'appena inaugurato Mercato di San Lorenzo. Arch. Società Toscana di Orticoltura.

 

 

Il Giardino dell'Orticoltura e il Tepidario di Roster

 

Acquistato in enfiteusi dalla Società Toscana di Orticultura nel 1858, il Giardino dell’Orticoltura divenne la sede principale delle varie Esposizioni organizzate dalla società stessa. La prima che ebbe luogo in questa sede fu quella del 1862, in occasione della quale venne costruito un padiglione in legno illuminato da lanterne colorate, detto “padiglione cinese”. Negli anni successivi le Esposizioni si susseguirono con grandissimo successo, tanto che la Società poté acquistare in assoluto dominio i terreni del Giardino per potervi costruire il grande tepidario progettato dall’ing. Roster. L’occasione per la realizzazione di tale progetto si ebbe nel 1876, quando una Federazione tra le società orticole italiane si riunì per stabilire un calendario di mostre nazionali da tenersi nelle principali città del Regno. Nel 1880, fu proprio la Società Toscana di Orticultura ad inaugurare tale programma e, al fine di ospitare degnamente i prodotti dell’orticoltura nazionale, fece costruire un grande tepidario (650 metri quadrati circa) in ferro e vetro all’interno del Giardino. Per raccogliere i fondi necessari alla sua realizzazione fu promossa una sottoscrizione fra i soci. Il progetto, affidato all’ing. Giacomo Roster, fu realizzato dalle officine Michelucci di Pistoia e dalla fonderia Lorenzetti, che si occupò delle colonne in ghisa. Da quel momento in avanti, l’edificio si rese protagonista delle Esposizioni successive organizzate all’interno del Giardino. Un esempio è quello della Mostra Orto-Avicola del 1903, in occasione della quale vennero eretti speciali padiglioni: primi fra tutti quello dei prodotti provenienti dalla colonia di Eritrea ed il chiosco dell’Officina farmaceutica di Santa Maria Novella, in cui vennero esposti i prodotti derivati dalla lavorazione del giaggiolo. All’interno del tepidario vennero esposte piante esotiche e nuove varietà: dalle palme alle rose, dalle Anthurium alle orchidee, dai pelargoni ai garofani, dalle cactacee ai croton. Ricordiamo anche l’Esposizione Internazionale di Floricoltura del 1911, con la quale la Società Toscana di Orticultura raccolse l’invito del Comune di Firenze di celebrare le feste cinquantenarie della proclamazione del Regno d’Italia. Per tale occasione la Manifattura di Signa fece erigere una loggia che ospitasse i suoi prodotti, progettata dall’architetto Giuseppe Castellucci e tutt’ora esistente all’interno del Giardino dell’Orticoltura. Essa prese il nome di Loggetta Bondi, in ricordo di Camillo Bondi, fondatore dell’antica Manifattura.

Con la prima guerra mondiale cominciò un lento declino dell'attività della Società Toscana d'Orticultura, tanto che nel 1931 il Giardino venne acquistato dal Comune di Firenze, che lo destinò a giardino pubblico. Il grande tepidario del Roster denunciava un grave stato di abbandono ed il Comune stanziò dei fondi speciali per restaurarlo. L’edificio, durante la seconda guerra mondiale, subì di nuovo alcuni danni e soltanto recentemente è stato restaurato.

 

 

Il tepidarium costruito per l'Esposizione Nazionale Orticola del 1880 al Giardino dell'Orticultura. Arch. Società Toscana di Orticoltura
   
Giacomo Roster (1837-1905). Ingegnere e architetto, collaborò, a Firenze, con Giuseppe Poggi, partecipando alla costruzione del Viale dei Colli e del mercato di San Lorenzo nel 1874. Per l'Esposizione Orticola del 1880, progettò e realizzò il Tepidario del Giardino dell'Orticoltura ispirandosi al Crystal Palace di Londra.