Personaggi

 

Carlo Siemoni (1805-1878)

 

Karl Simon, o Carl Simon, come si legge in alcuni suoi scritti, mentre in altri troviamo Siemon, nacque a Praga il 24 agosto 1805, penultimo di quattro figli. Intraprese la carriera forestale, conquistando altissima stima e incondizionata fiducia, arrivando al grado di Intendente generale delle Tenute Forestali Boeme di proprietà della Famiglia Granducale di Toscana.

Per volontà del granduca Leopoldo II, nel 1835 fu chiamato insieme al collega Seeland in Toscana, per procedere al risanamento delle Regie Foreste Casentinesi. Il 10 ottobre 1838 Karl Simon, con la famiglia, si stabilì definitivamente in Toscana, nella villa granducale di Santa Maria a Poppiena a Pratovecchio. In seguito al suo trasferimento, italianizzò il nome in Carlo Siemoni.

Lo stato delle Foreste Casentinesi era deplorevole; in un simile scenario l’opera del Siemoni fu necessariamente concentrata, nei primi anni del suo incarico, nella ripulitura delle vaste superfici destinate al successivo rimboschimento. Egli incrementò l’attività di carbonizzazione, utilizzando il legname non altrimenti recuperabile, ma soprattutto modernizzò ed accrebbe considerevolmente la rete viaria forestale al fine di agevolare il trasporto del legname, ancora utilizzabile, fino al fondovalle. L’intervento sicuramente più importante fu il rimboschimento: in soli venti anni riuscì a mettere a dimora oltre 50 milioni di abeti.

Quando Pietro Rossini all’inizio degli anni cinquanta dell’Ottocento percorse, su incarico dell’Accademia dei Georgofili, il territorio casentinese, non poté non ammirare il progresso compiuto grazie all’assidua opera di Siemoni (“Georgofilo corrispondente” dall’aprile del 1842), che non soltanto si era preso cura di boschi e foreste, ma aveva dato impulso all’economia povera e antiquata di quella parte del Granducato (Rapporto dell’Ingegnere Pietro Rossini deputato a verificare i miglioramenti agrari introdotti dal Sig. Ispettore Carlo Siemoni nell’Agricoltura dell’Appennino Casentinese, letto nell’Adunanza del dì 7. Maggio 1854, Accademia dei Georgofili, Archivio Storico, Busta 82.1416).

La lontananza da Firenze, che pure Siemoni lamentava, non costituiva tuttavia un limite nei suoi rapporti con la capitale e gli uomini dotti che vi operavano; costante fu la relazione con l’Accademia dei Georgofili, alla quale egli periodicamente indirizzava i propri scritti, così come costante fu il suo rapporto con il “Giornale Agrario Toscano”. Per alcuni anni, dal 1857 al 1865, Siemoni inviò puntualmente ai redattori del periodico fiorentino le proprie osservazioni sullo stato dell’agricoltura e dell’economia del Casentino.

All’Esposizione Universale di Parigi del 1855 ottenne la Medaglia di prima classe per la «Collezione di prodotti delle foreste del Casentino, legnami in assi, in tronchi, in rotoli»; nella successiva del 1867, sempre a Parigi, egli esibì una Memoria sul rimboschimento dell’Appennino Casentinese e Pistoiese, corredata di figure.

Il figlio Giovan Carlo Siemoni, all'inizio della sua carriera professionale, affiancò il padre, all'epoca Amministratore della Real Foresta Casentinese, svolgendo attività di selvicoltore. Nel 1872 ottenne l'incarico di Ispettore Generale presso il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. A seguito di una brillante carriera, fu nominato nel 1897 Direttore Generale del suddetto Ministero, carica che mantenne fino al 1910, anno in cui si ritirò a vita privata. Valente botanico, fu anche autore di un fortunato "Manuale teorico-pratico d'Arte Forestale" (che ebbe due edizioni, nel 1864 e nel 1872), oltre a vari opuscoli, sempre di tema selvicolturale. Partecipò come giurato alle Esposizioni di Parigi del 1867, 1878, 1900 e di Vienna del 1873.

 

 

Ritratto di Carlo Siemoni (Collezione privata).
Ritratto di Giovan Carlo Siemoni. (Collezione privata).
   
Custodia con le tre medaglie assegnate a Giovan Carlo Siemoni per la sua attività di giurato all'Esposizione di Parigi del 1867 (Collezione privata).

 

 

Filippo Corridi (1806-1877)

 

La figura di Filippo Corridi riveste un ruolo determinante per lo sviluppo delle Esposizioni locali e nazionali di metà Ottocento. Nato a Livorno nel 1806, Corridi si laurea nel 1828 e subito diventa docente di Matematica all'Università di Pisa. Nel 1839 è segretario della Prima Riunione degli Scienziati Italiani che si tiene a Pisa e della quale cura la pubblicazione degli Atti. Dal 1843, per volere del granduca Leopoldo II, si sposta a Firenze per dedicarsi all'istruzione del primogenito arciduca Ferdinando. Nel capoluogo si impegna nell'educazione scientifica e tecnologica dei giovani e trova terreno fertile per coltivare rapporti con molti esponenti della cultura europea. Nel 1850 viene incaricato della direzione del neonato Istituto Tecnico e, come tale, viene nominato Commissario della Toscana per la prima grande Esposizione Internazionale di Londra prevista per il 1851. Allo scopo di facilitare la scelta dei prodotti da inviare nella capitale inglese, Corridi dirige la Pubblica Esposizione dei Prodotti Naturali e Industriali della Toscana, che si sarebbe dovuta svolgere ogni cinque anni a partire dal 1847, ma che viene anticipata al 1850. In veste di direttore dell'Istituto, Corridi profonde grande impegno anche nell'organizzazione di altre Esposizioni, tra cui quella Universale di Parigi del 1855 e quella toscana del 1854, ancora una volta propedeutica e finalizzata alla selezione di materiale da inviare in Francia l’anno successivo.

 

 

Ritratto di Filippo Corridi contenuto in Album di 57 ritratti di scienziati intervenuti alla prima riunione in Pisa, 1841.
   
Frontespizio della Liste des membres composant le Jury Mixte International dell'Esposizione Universale di Parigi del 1855, alla quale Corridi partecipò come Commissario del Granducato di Toscana. A p. 14 una glossa, forse autografa del Corridi.

 

 

Angelo Vegni (1811-1883)

 

Nato a Pari (GR) il 3 aprile 1811, compiuti gli studi di base a Siena, conseguì nell’anno 1837 la Laurea di Ingegnere Metallurgista presso l’École des Arts et Manufactures di Parigi. Nel 1838 fu incaricato dal Granduca di Toscana Leopoldo II di compiere un “viaggio metallurgico” in diversi Paesi europei ed al suo ritorno pubblicò un’opera dal titolo: Osservazioni sullo stato presente della fabbricazione del ferro prodotto con il carbone di legna, che gli valse, a soli 29 anni, la nomina a Socio Corrispondente dell’Accademia dei Georgofili.

Membro dal 1847 della Società Geologica francese, Vegni era ormai un affermato professionista, tanto che nel 1851 fu scelto per guidare la delegazione toscana all’Esposizione del 1851, insieme a Filippo Corridi. L’esperienza di Vegni fu importantissima: con un gruppo di operai visitò i padiglioni dell’Esposizione londinese osservando soprattutto le macchine e gli strumenti esposti, ma ebbero modo anche di visitare le industrie di Manchester e, al ritorno, le collezioni di strumenti del Conservatorio di Arti e Mestieri di Parigi. L’esperienza del viaggio a Londra fu positiva, tanto che Vegni fu tra i più attivi promotori della prima Esposizione Italiana delle Industrie e delle Arti di Firenze del 1861 e, nella successiva Esposizione del 1862 a Londra, fu chiamato a partecipare come Commissario speciale per la Geologia, la Mineralogia e la Metallurgia insieme al Prof. Cocchi e al Cav. Curioni, e come giurato aggiunto.

Dedicatosi all’insegnamento della metallurgia, prima nell’appena nato Istituto Tecnico Toscano e poi, dal 1863, presso l’Istituto di Perfezionamento degli Studi Superiori, di cui Vegni ottenne anche il prestigioso incarico di soprintendente nel 1879.

Altrettanto significativo fu il suo continuo impegno a sviluppare l’economia toscana: nel 1860 fu tra i fondatori della Banca Toscana di Credito, nel 1864 fondò l’Officina Galileo di Firenze e, negli anni successivi, partecipò a molti progetti imprenditoriali in vari settori, dai trasporti alle miniere.

Per completare il profilo di questa singolare figura è necessario ricordare le sue numerose attività filantropiche, fra cui il sostegno a molti giovani italiani (come il pittore Filadelfo Simi) per la formazione gratuita presso l’École des Arts et Manufactures di Parigi. Il gesto tuttavia che meglio testimonia l’immensa generosità di Angelo Vegni, fu sicuramente quello di lasciare con testamento olografo, scritto l’anno prima della sua morte avvenuta a Firenze il 18 febbraio 1883, tutto il suo patrimonio per la fondazione, di un Istituto Agrario che portasse il suo nome, nella tenuta delle Capezzine di Cortona (AR). Vegni, insieme ad altri famosi protagonisti del Risorgimento toscano, come Lambruschini, Capponi, Peruzzi, Ricasoli e Ridolfi, contribuì a traghettare la Toscana granducale verso l’Unità d’Italia. Un suo busto in bronzo si trova presso la Sala del Consiglio dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.

 

 

Ritratto di Angelo Vegni
   
Mappa catastale di tre mulini ad acqua, posti in via dei Molini presso Cortona e denominati dei "Lanzi", dei "Preti" e dei "Frati". Questi mulini, dotati di gora o bottaccio, erano alimentati dalle acque del torrente Bestina. Dopo la morte del Vegni, furono dapprima affittati ai fratelli Cresti (mugnai dell’Isola presso Masse di Siena) e poi, nel 1898, venduti a Pietro Cartoni di Asciano. Ancora oggi esistono come esempi di archeologia industriale. Uno di questi, quello dei "Preti", è stato di recente trasformato in un agriturismo. (Istituto Tecnico A. Vegni).
   
Pianta e alzato della distilleria creata dal Vegni nel 1881 nella sua Fattoria delle Capezzine. Era costituita da vari apparecchi di distillazione: colonna ad anelli in ghisa, riscaldatore tubolare, rinfrescatore, regolatore di vapore, rettificatore, pompe varie, tritatuberi centrifugo, tini di fermentazione. Si distillavano perlopiù tuberi di patate e di topinambur. Fu utilizzata solo per poco tempo a causa degli ostacoli frapposti dal Fisco (Istituto Tecnico A. Vegni).

 

 

Filippo Parlatore (1816-1877)

 

Nato a Palermo nel 1816 e laureatosi in medicina, fin da giovanissimo manifestò il suo interesse per le scienze naturali. Impiegava, infatti, molto del suo tempo nell’osservazione e nella raccolta di piante sino ad allora sconosciute, sulle quali iniziò approfonditi studi scientifici. I suoi contributi in ambito botanico lo portarono ad ottenere importanti risultati: nel 1841, con l’autorizzazione del Granduca di Toscana Leopoldo II, creò un Erbario Centrale nel Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze; nel 1852, insieme all’Accademia dei Georgofili, promosse la creazione della Società Toscana di Orticultura e ne fu subito eletto presidente. Grazie alla sua figura, la giovane Società poté entrare di diritto nella scena internazionale. Il Parlatore, infatti, si rese protagonista di numerose Esposizioni estere: oltre ad inviare all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1867 una collezione di piante medicinali che vinse la medaglia d’oro, presiedette diversi congressi botanici e, in occasione dell’Esposizione Internazionale Orticola di San Pietroburgo (1869), in qualità di presidente della R. Società Toscana di Orticultura, bandì una seconda Esposizione Internazionale ed un Congresso Internazionale Botanico che si sarebbero tenuti a Firenze nel 1874. Fu così che, grazie a lui, la città di Firenze divenne un punto di riferimento internazionale per la botanica e per il commercio di varietà pregiate di prodotti orticoli. Nel 1877 si ammalò e morì all’età di 61 anni.

 

 

Ritratto di Filippo Parlatore conservato nel Tomo II n. 77 della Raccolta dei Ritratti dell'Accademia dei Georgofili

 

 

Adolfo Targioni Tozzetti (1823-1902)

 

Ultimo scienziato della famiglia, Adolfo Targioni Tozzetti nacque a Firenze il 13 febbraio 1823. Laureatosi in Medicina a Pisa nel 1848, dopo alcuni anni rivolse i suoi interessi e allo studio delle scienze naturali. Nel 1856 ottenne l’insegnamento di Storia Naturale applicata alle arti nell’Istituto Tecnico Toscano diretto da Filippo Corridi e, nel 1859, quello di chimica all’Istituto Agrario delle Cascine, fondato da Cosimo Ridolfi.

Nel 1859, tuttavia, si verificò un repentino cambiamento nel suo percorso scientifico. Arruolatosi volontario, durante la seconda guerra di indipendenza come Capitano Medico, al suo ritorno, «disertò la botanica» e fu nominato professore di Anatomia degli invertebrati presso l’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento, una struttura unica in Italia, che assolveva al compito della formazione superiore delle future generazioni di scienziati e ricercatori.

Noto per il suo approccio scientifico rigoroso, Adolfo Targioni Tozzetti fu nominato relatore della classe «Alimentazione e Igiene» nell’Esposizione Nazionale del 1861 e fu inviato come giurato a quella di Londra del 1862. Della sua partecipazione attiva a quest’ultima è testimone il saggio: Sostanze alimentari all'esposizione di Londra nel 1862, edito nel 1867. Intervenne all’Esposizione del 1867 di Parigi, sempre come giurato nella classe dei cereali, delle farine commestibili e dei loro prodotti derivati. Dedicatosi agli studi sulla pesca, sia per scopi scientifici che pratici, il Targioni Tozzetti prese parte come Commissario alle principali Esposizioni e congressi internazionali sul tema, come quelli di Napoli (1872), Palermo (1873) e all’Esposizione di Berlino, dove la sua partecipazione fu alla base del successo italiano. Lo scienziato fiorentino per la sua attività fu insignito di una onorificenza imperiale.

Autorevole membro del Consiglio dell’Istruzione Agraria, Adolfo Targioni Tozzetti fu, dal 1884 al 1899, vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili; con l’insorgere della malattia che lo avrebbe condotto alla morte, fu nominato vicepresidente onorario perpetuo. Anche presso l’Istituto di Studi Superiori svolse per anni il ruolo di presidente della sezione di Scienze Fisiche e Naturali. Accanto alla sua ampia attività scientifica, rivestì anche ruoli istituzionali, diventando Consigliere comunale, dal 1868 al 1879, periodo durante il quale introdusse miglioramenti nelle scuole comunali e collaborò alla grande trasformazione urbanistica di Firenze. A Targioni Tozzetti si deve, infatti, la disposizione delle piante lungo il Viale dei Colli a Firenze.

Nel giugno 1899 lo scienziato fiorentino fu colpito da emiplegia e, dopo tre anni di lunga malattia, morì il 18 settembre 1902. Figura di elevatissimo valore, Adolfo Targioni Tozzetti è rimasto uno degli scienziati italiani della seconda metà del XIX secolo meno noti. I suoi viaggi per tutta Europa, le sue partecipazioni ai congressi scientifici testimoniano una dimensione scientifica internazionale, specchio della ritrovata unità politica italiana, confermata anche dai riconoscimenti e dalle onorificenze di cui venne insignito.

 

 

Ritratto di Adolfo Targioni Tozzetti contenuto nel Tomo II n. 95, della Raccolta dei Ritratti dell'Accademia dei Georgofili.