Museo Galileo: 1930-2010 : Il Museo Nazionale di Storia delle Scienze: 1930-1945

Il Museo Nazionale di Storia delle Scienze: 1930-1945

Il programma per la valorizzazione del patrimonio storico-scientifico lanciato da Corsini nel 1922 trovava una sua prima significativa realizzazione con l’inaugurazione, il 18 maggio 1930, del Museo nazionale di Storia delle Scienze. Annesso all’Istituto, il Museo ereditava le suppellettili acquisite nel 1925 e, soprattutto, i preziosi strumenti esposti nella mostra del 1929. La sede del nuovo Istituto e Museo, assegnata dal Ministero della Pubblica Istruzione, era il prestigioso Palazzo Castellani, che aveva ospitato fino a poco tempo prima il deposito manoscritti della Biblioteca Nazionale. Inaugurato alla presenza di Benito Mussolini, il quale sembrò auspicarne un rapido sviluppo, il futuro dell’Istituto e Museo Nazionale sembrava destinato a nuovi successi.

Le promesse non furono mantenute. Solo il piano terra di Palazzo Castellani venne liberato per far posto alle collezioni di strumenti e alla biblioteca. Il trasloco della Biblioteca Nazionale procedette a rilento, mentre l’Accademia della Crusca e la Deputazione di Storia Patria continuarono ad occupare i restanti spazi. Inoltre, un’ispezione del Genio Civile portò alla luce numerose crepe nelle strutture murarie e si resero necessari, durante i primi anni ’30, interventi di restauro. I finanziamenti promessi per allestire le sale e pubblicare il catalogo della mostra del 1929 non arrivarono e altre difficoltà tecniche tardarono l’apertura al pubblico all’aprile 1931. 

Nel 1933, in occasione dell’acquisizione del primo piano di Palazzo Castellani, una convenzione tra il Museo e l’Università di Firenze regolarizzava le modalità di conservazione dei depositi. Il personale impiegato durante questo periodo era costituito, oltre al direttore, da sole due persone. Nonostante le difficoltà Corsini arricchiva il museo con importanti strumenti scientifici provenienti dalle collezioni dell’Università di Pavia e da diversi lasciti e donazioni.

Nel 1934 il Museo era costituto da 14 sale di cui si conosce approssimativamente il contenuto solo delle seguenti 10: I strumenti matematici; II cimeli galileiani e telescopi; III Sfera armillare di Della Volpaia e lente Bregans; IV Accademia del Cimento; V Banco chimico di Pietro Leopoldo; VI medicina; VI pietrificazioni Segati; VIII Microscopi; IX cimeli voltiani; X macchine elettriche.

Nell’ottobre 1942, in occasione delle celebrazioni del terzo centenario della scomparsa di Galileo, il Museo pubblicava un fondamentale contributo di Luigi Castaldi sulla storia dei microscopi galileiani e durante la presentazione dell’opuscolo, venivano esibiti ad un folto pubblico due dita e un dente di Galileo reliquie appartenute alla famiglia Rosselli Del Turco e riscoperte da Corsini e Leoncini.

Il successo delle celebrazioni galileiane diede nuova linfa al progetto di allestimento delle sale del Museo e a questo fine, il 1° aprile 1942, veniva assunta Maria Luisa Bonelli. Il lavoro appena iniziato veniva però bruscamente interrotto dall’imminente minaccia della guerra e già nel dicembre dello stesso anno gli strumenti più preziosi della collezione, tra cui i cimeli galileiani e le vetrerie del Cimento, venivano trasportati al Pian de’ Giullari presso la casa di Galileo, Il Gioiello. Nelle fasi conclusive del conflitto, le mine scoppiate nei pressi del Museo danneggiarono Palazzo Castellani, in particolare il tetto e le finestre, distruggendo molti strumenti.