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ASSOCIAZIONE DELLE ISTITUZIONI DI CULTURA ITALIANE

11 giugno 2010

 

Gli istituti culturali aderenti all’Associazione delle istituzioni di cultura italiane, preoccupati per i tagli alla cultura e, in particolare, per quelli che li concernono direttamente, riuniti ieri in assemblea straordinaria, si rivolgono all’opinione pubblica per informarla di quanto segue:

Gli istituti culturali verranno a trovarsi in una difficilissima situazione (con rischio di chiusura per alcuni) per la riduzione del 50% dei fondi ad essi destinati dalla attuale manovra finanziaria. Pur consapevoli della necessità di fare la propria parte per affrontare il grave momento di crisi che il Paese attraversa e dell’opportunità che si proceda a una razionalizzazione del settore, gli istituti ritengono che tale riduzione sia eccessiva e penalizzante (anche se paragonata al taglio del 10% previsto per altri comparti). Tanto più che si tratta di cifre esigue, che costituiscono però un necessario volano di ulteriori finanziamenti autonomi anche sul piano internazionale: la somma destinata alla Tabella triennale dei 121 istituti finanziati dal Mibac (che ha già subito vari tagli) è di 6. 527.174,39 euro.

Gli istituti svolgono un prezioso servizio al pubblico con l’apertura regolare delle loro biblioteche, dei loro archivi storici, delle loro raccolte museali e audiovisive, quasi tutti informatizzati, inseriti nelle più importanti reti nazionali e internazionali e quindi consultabili in internet e assolvono un prezioso ruolo di supporto nei confronti delle biblioteche e degli archivi pubblici. Va sottolineato inoltre che questi istituti, con le loro iniziative di ricerca a carattere innovativo e le molteplici attività finalizzate al dibattito pubblico sui temi culturali di maggiore rilevanza e attualità hanno una funzione insostituibile, di carattere plurale, nel panorama culturale italiano, di cui garantiscono altresì l’identità nazionale.

Una ulteriore preoccupazione nasce dal fatto che, se dovessero essere confermati i pesanti tagli previsti, ci sarebbero gravi conseguenze sul piano occupazionale, con la perdita di centinaia di posti di lavoro da parte di personale altamente specializzato.

Ridurre drasticamente gli investimenti nella ricerca e nella cultura arreca un grave danno alla crescita del nostro Paese che è tra i pochi in Europa a subire tagli in questi settori.